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I TARTUFI DELLA VAL BRATICA

Con il nome di tartufi vengono indicati i funghi appartenenti all'ordine delle tuberales (classe Ascomycetes),in quanto i funghi hanno un corpo vegetativo composto da una muffa biancastra (micelio), costituita da migliaia di filamenti (ife) estremamente sottili. Questa muffa viene nascosta nel terreno e si unisce fisicamente alle piccolissime radici di varie piante dando luogo ad una simbiosi molto particolare detta "micorriza".Quando si realizzano determinate condizioni ecologiche, il micelio genera i corpi fruttiferi che si formano a profondità variabile fino a 40-50 cm. gobbosi o irregolari di dimensioni che variano da 1 a 15 cm. Arrivato alla maturità il tartufo, a differenza degli altri funghi, che diffondono le proprie spore in superficie tramite il vento, emanano un forte profumo, che attira gli animali che cibandosene diffondono le spore. Naturalmente la ricerca del tartufo viene effettuata con il cane.

Il primo studioso che si occupò di tartufi fu senza dubbio il filosofo greco Teofrasto, discepolo di Aristotele, vissuto nel  300 a.C., che lo considerava una pianta priva di radici circondata dalla terra, senza nessun filamento, prodotto dall'unione della pioggia con il tuono nelle grigie giornate autunnali. I romani ne furono ghiottissimi, Nerone lo considerava il cibo degli Dei, Locullo lo volle come il tocco poetico dei suoi squisiti pranzi e Giovenale si innamorò a tal punto che giunse ad affermare "era preferibile che mancasse il grano piuttosto che i tartufi"

I tartufi che si trovano nella Val Bratica sono: il tarufo nero ordinario (Tuber masentericum Vittadini) e il tartufo d'estate o scorzone (Tuber aestivum Cittadini). Il tartufo nero si trova da ottobre a febbraio (clima permettendo) lungo i pendii che fiancheggiano il torrente Bratica fino ad una altezza di 900-1000 metri. La sua grandezza può variare da quella di un fagiolo a quella di una mela. La scorza è nerastra ma, pur essendo rugosa, non presenta la scabrosità delle altre specie con la buccia nerastra.

Prima dell'uso i tartufi vanno puliti accuratamente e delicatamente con uno spazzolino morbidi, onde eliminare tutte le particelle di terreno. E' consigliabile, prima di iniziare l'operazione, tenerli a bagno per qualche minuto in acqua tiepida. La buccia o corteccia è perfettamente commestibile e va consumata come il resto del tartufo, ed è anch'essa aromatica e saporita.Una volta trovato od acquistato lo stato di grazia del tartufo non dura a lungo, in breve tempo và incontro a processi di maturazione biochimica che lo rendono meno consistente alterandone l'aroma. Ecco alcuni consigli per la loro conservazione: avvolgere ogni tartufo in un pezzo di carta schottecs e deporli in un barattolo nella parte meno fredda del frigorifero. la carta va cambiata almeno ogni due giorni, questo metodo permette la conservazione per circa una decina di giorni. Oppure si possono tritare e riporli in un contenitore nel nel reparto surgelati del frigorifero, ogni qualvolta si vorrà aggiungere ad un piatto cucinato l'aroma del tartufo basterà, a cottura ultimata, un pizzico di tartufo tritato che sta riposando nel reparto surgelati del frigorifero. Questo sistema è valido per conservare tartufi per qualche mese.

Per  conoscere come e dove acquistare questo "cibo degli Dei"